Bimbi ucraini a scuola

Chiara Facci • 25 marzo 2022

Bimbi ucraini a scuola, c'è il vademecum

C'è il percorso burocratico, più freddo nonostante la sua necessarietà: quello fatto di carte, dati e documenti, permessi e verifiche, vaccinazioni obbligatorie e comportamenti consigliati. Quel lungo iter, a tratti complesso, che è il primo passo per l'integrazione, anche nelle scuole. E poi c'è l'accoglienza vera e propria, fatta di sorrisi, di calore, di parole dette nel modo giusto e di emozioni che vanno percepite e assecondate. Dopo aver aperto le porte delle sue 175 scuole dell'infanzia paritarie ai bambini fuggiti dalle bombe della guerra, la Fism di Verona ha voluto fornire nelle scorse ore anche una «cassetta degli attrezzi» agli insegnanti che avranno un ruolo fondamentale per l'integrazione di questi alunni nelle classi.


La Fism di Verona ha stilato un documento in due lingue per indicare la rotta agli insegnanti e aiutare i piccoli in fuga dalla guerra

C'è un dato che fa capire il ruolo della scuola in questa emergenza:

C'è un dato che fa capire il ruolo della scuola in questa emergenza: uno su quattro tra i profughi arrivati finora nel Veneto ha meno di 14 anni. Per lo più hanno qui genitori e familiari: solo 17, nel Veronese, non sono accompagnati. C'è il primo percorso da affrontare e, per renderlo meno complesso, la Regione Veneto ha realizzato un vademecum che la Fism di Verona ha poi divulgato alle sue scuole. Si chiama «Emergenza Ucraina Informativa frequenza scuola» ed è bilingue: pensato soprattutto per le famiglie fuggite dalla guerra, ha indicazioni spiegate in modo didascalico sia in italiano che in ucraino. Sono illustrate le vaccinazioni obbligatorie per frequentare la scuola in Italia, con un focus sul vaccino anti Covid, «gratuito, efficace e sicuro» ed è spiegato a cosa serve il test Covid 19, perché e quando è opportuno farlo. E poi vengono elencate una serie di «misure generale di prevenzione»: dalla mascherina al lavaggio delle mani, con consigli su cosa fare in caso di malessere e sulla pulizia dei giochi che vengono scambiati. Questo per quanto riguarda l'aspetto più strettamente sanitario. Ma c'è anche altro, come specificato in un'altra circolare della Fism: le scuole dell'infanzia, nel momento in cui viene richiesto l'inserimento scolastico di un bambino ucraino, devono accertarsi da chi è stato inviato, avvisare il Comune, richiedere i dati del minore e quelli del genitore o dell'accompagnatore, la documentazione che attesti che è già stato preso in carico dall'Ulss 9 e procedere quindi con l'iscrizione. Troppo complicato? No, spiega la direttrice della Fism di Verona Luciana Brentegani: «In una settimana, da quando abbiamo comunicato la disponibilità delle nostre scuole, sono già diversi i bimbi inseriti o in fase di inserimento». Sei stanno già frequentando, per altri cinque è questione di pochi giorni. «È una bella esperienza di inclusione, per tutti», aggiunge Brentegani, «e siamo felici di vedere la disponibilità ad accogliere questi bimbi da parte delle nostre scuole». Perché non èf acile. Tanto che la Federazione ha divulgato anche un'altra circolare, delle «Riflessioni su come parlare della guerra ai bimbi e come accogliere i bambini ucraini». È il secondo percorso, quello dell'accoglienza vera e propria, fatta di parole, emozioni e calore. «Gli insegnanti», spiega il Coordinamento Pedagogico 0-6 di Fism Verona, «possono dialogare con i bambini accogliendo le loro domande o ponendo dei quesiti che permettano di esprimere il loro stato d'animo e le loro paure legate a quanto visto, sentito o immaginato. Le domande aiutano a dare espressione alle loro emozioni ma anche a organizzare meglio le loro interpretazioni dei fatti». Sono importanti le parole, ma anche il linguaggio non verbale, le espressioni di rabbia e paura, la ricerca di conforto attraverso la vicinanza fisica e il contatto visivo. «È importante che i bambini possano esprimere le loro preoccupazioni e ricorrere agli adulti per avere un abbraccio. L'adulto», spiegano gli insegnanti del coordinamento, potrebbe anche solo rispondere «hai ragione ad essere preoccupato, anche io lo sono, mi dispiace molto per i bambini che stanno vivendo la guerra» tenendo presente che nel momento in cui si condivide un sentire empatico l'adulto deve saperlo sostenere e accogliere senza farsi invadere o trasmettere la sua angoscia». Consigli che valgono per gli insegnanti, ma anche per i genitori.


«Un'importante esperienza di inclusione e solidarietà»

La riflessione. Parla Luciana Brentegani

La scorsa settimana, rispondendo all'appello nazionale e dopo aver sondato la disponibilità tra le sue 175 scuole dell'infanzia, la Fism di Verona ha messo a disposizione 450 posti fra nidi, materne e sezioni primavera. Nel concreto, ad oggi una bimba è stata inserita nella scuola di Bardolino, un bimbo a Cellore di Illasi, tre stanno già frequentando ad Arbizzano e un sesto a Verona, alla materna San Vincenzo. Ma i numeri sono destinati ad aumentare: sono in corso le procedure per l'inserimento di un bimbo ucraino nella scuola di Stallavena e di altri tre ad Asparetto di Cerea, dove si stanno concludendo le procedure sanitarie. Infine, un altro è in arrivo a Ca' di David. «A parte il caso di Arbizzano, dove la richiesta di inserimento è arrivata direttamente dal Comune, per tutti gli altri il primo contatto è avvenuto con conoscenti o parenti che stanno ospitando i bambini», spiega la presidente di Fism Verona Luciana Brentegani. La procedura prevede che vengano allertati Comune e Ulss 9 e, dopo aver espletato tutte le documentazioni necessarie, c'è il via libera all'iscrizione. «Ma considerando i numeri raggiunti in una settimana di tempo direi che la burocrazia non è così complessa», commenta. Sull'inserimento, la presidente è ottimista: «La fascia 0 - 6 anni è un po' più facilitata dal punto di vista dell'accoglienza scolastica. Il limite della lingua è meno accentuato e il metodo educativo, più pratico, è facilitante. Per i bimbi stessi è una importante esperienza di inclusione». F.L.


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